mercoledì 2 maggio 2012

Commento a Giacomo

Giacomo 3:13 Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza.
La saggezza è il sapere derivato dall’esperienza. L’accortezza è l’attenzione ad avere, reperire o trattare dati. Entrambe sono intelligenze pratiche: la prima contiene un riferimento al tempo passato; la seconda al tempo futuro, perché l’accortezza è in previsione di un evento futuro. Queste due virtù sono raggiunte attraverso azioni concrete (opere) di carattere morale (di buona condotta) in cui la ragione formale sia la mitezza (l’assenza di ira) ottenuta tramite l’esperienza e l’esercizio (indicata dalla saggezza). Dunque l’uomo che raggiunge la mitezza raggiunge pure un’intelligenza pratica che abbraccia passato, presente e futuro. L’affermazione è illuminata dalla beatitudine “Beati i miti perché erediteranno la terra”. I miti, ottenuta la mitezza tramite le prove, ereditano la terra, vale a dire il complesso delle realtà terrene illuminate dalla luce di Dio. La terra poi corrisponde alle realtà temporali oggetto della saggezza e dell’accortezza, perché la temporalità è la condizione naturale del creato. Le prove delle beatitudini corrispondono alle “opere ispirate a saggia mitezza” che, se sono opere di Dio, sempre incontrano persecuzioni; “erediteranno” poi indica il carattere specifico delle prove. Si eredita come i figli, e il Figlio di Dio è Gesù, dunque ereditare la terra significa “ottenerla come ha fatto Gesù”. Dunque “la buona condotta” indica la condotta che ebbe Gesù, e quindi le prove che lui ha patito nel raggiungimento della mitezza. Dunque coloro che coltivano la mitezza tramite le persecuzioni che ha subito Gesù, raggiungono una virtù pratica di gestire tutte le cose, passate presenti o future.  
Giacomo 3:14 Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità.
Gelosia ed ira, passioni contrarie alle beatitudini, mettono in pericolo anche il raggiungimento della verità. Infatti anche se l’oggetto di fede è ortodosso non si è totalmente nella verità perché ci si crede giusti quando non lo si è. Un errore sullo stato di grazia del soggetto fa uscire il soggetto stesso dalla verità.
Giacomo 3:15 Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica;
La vanità è detta terrena perché si oppone alla fede, celeste; è detta carnale perché si oppone alla speranza, di beni eterni; è detta diabolica perché si oppone alla carità, di cui i demoni sono privi.  
Giacomo 3:16 poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni.
Le cause della vanità sono la gelosia e l’ira. La prima perché denigrando l’avversario innalza se stessi. La seconda perché l’ira spinge allo scontro, questo al sopruso e quest’ultimo alla vanità della vittoria. Il disordine deriva in entrambi i casi dalla brama di possesso che chiude la strada alla carità, essendo questa dono gratuito secondo le parole “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.  
Giacomo 3:17 La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia.
La sapienza che viene da Dio (l’alto) è anzitutto pura perché nasce dalla fede e dalla sua purificazione. Poi è pacifica, mite, arrendevole, misericordiosa, che sono i buoni frutti di cui parla anche San Paolo ai Galati. Qui Paolo tratta gli stessi temi di Giacomo, ma svolgendo anche la parte relativa alla fede. Egli termina con l’elenco dei frutti dello spirito che sono “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Si ritrovano pace, mitezza, arrendevolezza (benevolenza) misericordia (amore e bontà), pazienza (dominio di sé), senza ipocrisia (fedeltà). 
Giacomo 3:18 Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.
È scritto: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Giacomo ci dice che a coloro che compiono opere di pace, in queste stesse opere riceveranno il dono della giustizia. La beatitudine specifica che in queste opere si manifesterà la somiglianza con Cristo, il Figlio di Dio. Somiglianza che riassume la giustizia secondo le parole “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”. Tommaso afferma che, come i frutti sono la parte ultima e migliore della pianta, così i frutti spirituali sono la parte ultima dell’ascesi, i fini di cui l’uomo deve godere. Quindi i frutti si otterranno alla fine della fase della speranza, come premio per la semina –effettuata nella fede- e per la cura della pianta –nella speranza-.  

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